La trasformazione delle bobine madri, ottenute dai processi di estrusione o coestrusione in prodotti lavorabili dagli utilizzatori, viene definita converting. Questa attività è anch’essa eseguita attraverso sistemi che permettono il riavvolgimento, il taglio e la stampa del film sintetico a completamento della catena di produzione che, dal materiale plastico sotto forma di granulo, si trasforma in materiale da imballaggio.
Il taglio
Il processo di trasformazione delle bobine madri in bobine più piccole e maneggevoli, facilmente trasportabili e in grado di essere caricate su macchine confezionatrici, viene definito taglio di ribobinatura.
Si tratta di un procedimento molto semplice che consiste nello svolgere le bobine industriali attraverso macchine di converting che procedono al taglio e al riavvolgimento del materiale plastico.
Lavorazione simile è quella del taglio in foglio: in questo caso la bobina madre viene tagliata direttamente in fogli squadrati o lastre su misura, secondo le esigenze del richiedente.
La stampa
Nel caso in cui i film plastici richiedessero un ulteriore processo di stampa (esterna o interna), il successivo procedimento di lavorazione da bobina a bobina può avvenire in base a due processi. Anche in questo caso, si tratta di due lavorazioni indicate e suggerite in base alla tipologia del film e alla sua destinazione d’uso.
La stampa rotocalco, indicata per tirature lunghe e ripetute a breve lasso di tempo, prevede l’incisione del disegno da ottenere su cilindri metallici che, successivamente montati sulle apposite macchine, trasferiscono al film il colore di stampa tramite contatto. Una volta essiccato, il colore si presenta nitido e senza sfumature.
Diverso è il procedimento per la stampa in flessografia, più economica e, grazie all’evoluzione della tecnologia a sostegno, ugualmente performante. A differenza della stampa rotocalco, in cui occorre incidere un rullo per ogni singola applicazione, l’abbattimento dei costi è dovuto al fatto che per questo tipo di stampa è sufficiente realizzare un cliché (di solito fotopolimeri digitali) che, applicato sui rulli della macchina, trasferiscono il colore sul film.
La foratura
In base alla versatilità del suo utilizzo, il film potrebbe richiedere di essere microforato per consentire al prodotto che verrà custodito in esso maggiore traspirazione.
In base al diametro dei fori realizzati, si distingue il processo in microforatura e macroforatura.
La microforatura, utilizzata principalmente negli imballaggi flessibili del settore alimentare, avviene mediante degli appositi aghi e si distingue in microforatura a freddo o a caldo.
La microforatura a caldo, che permette di avere una migliore foratura e la riduzione netta della possibilità di danneggiamento o lacerazione del film, avviene riscaldando gli aghi a temperature intorno ai 300 gradi C.
Il film, per le sue caratteristiche termoplastiche, viene fuso in corrispondenza di ogni singolo ago, che ne crea così una piccola cavità.
La macroforatura, realizzata da Policart a freddo con aria compressa, è maggiormente utilizzata nel settore florovivaistico e in quello edilizio.